26 luglio 2011

Le tourbillon de la vie. (Jeanne Moreau, io ti adoro ma ora, gentilmente, fatti da parte.)

Problema, dati e risposta in ordine sparso.

Mi sento cubista. Sintetica e un po' orfica.
Ma pur sempre criptomane.
Ostica e ortìca: pungo.
Mi concedo alla liturgia dei rumori.
(R)umori sinfonici che vanno e vengono alla stregua di un concerto futurista.

Quanto darei per comprendere l'algoritmo che ci rende prevedibili, la legge che governa le nostre azioni.
Lo vorrei tanto quanto un fisico di particelle è in grado di prevedere con la precisione di un picometro la traiettoria di un protone.
E invece no.
Languidamente mi giro e mi rivolto. Mollemente.
Mi parli e non ti ascolto.
Scontornata con photoshop e appiccicata sulla sagoma di un tavolino dalle gambe liberty, sono vittima dell'effetto cocktail party.
Mi rivolto ed esco.
Vago tra campi arsi, chilometri di sterpaglia giallo-bruna.
Io ci provo - giuro - a seguire la striscia d'asfalto, quella lunga scia bavosa di catrame, suturata non un granché bene.
Ma è colpa di tutte quelle stradine sbrecciate.
Tutta colpa del ventisei luglio.


Non facciamoci prendere dal panico.
Non sempre è necessario capire.
E per oggi basto io.




1 commento:

  1. Anonimo8/17/2011

    il 26 luglio è di per sè un gran giorno. (Semplicemente perchè è il mio compleanno). Chissà cosa ti è capitato questo ventisei. Attendo rettifiche.
    Io so bene che vagare tra sterpaglie e campi arsi non è mica una brutto.

    Metti i pantaloni lunghi che le erbacce secche pungono. A volte.

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